07/12/14

Se le gocce sono capaci di scavare la roccia..


Ci sono situazioni in cui non si può restare neutrali,
in cui non prendere una posizione netta è essere complici..
in cui non dire "no" è dire in qualche modo "si".
Cosa spinge l'uomo a passare sopra ad un suo simile
pur di guadagnare denaro?
In quale follia collettiva ci siamo infilati se il risultato è questo?
In quale delirio sistemico
si può pensare di lucrare proprio su chi è più debole,
su chi più di altri andrebbe difeso?
Non riesco a non entrare in uno sforzo di autocritica.
Non ci riesco perché dietro agli articoli di cronaca vedo volti.
Vedo volti a cui posso dare un nome..
dietro ai quali c'è una storia.
Non ci riesco perché alcune di quelle storie le ho incontrate.
Ma nessuno potrebbe.
Perché ciascuno di noi, con le sue scelte quotidiane,
in un modo o nell'altro,
più o meno consapevolmente,
questo sistema lo tiene in piedi.

25/11/14

se la memoria è futuro.. dove andremo?


Ok, lo ammetto in partenza...
sotto sotto, al di là delle buone argomentazioni 
che cercherò di portare a sostegno della mia ipotesi 
che varrebbe la pena di tornare ad utilizzare alcuni mezzi di comunicazione 
decisamente fuori moda (le care, vecchie lettere, per dirne una) 
c'è, scavando, un'egoistica speranza 
di assaporare un piacere tutto personale. 
Ma a questo poi ci arrivo.

21/11/14

un sassolino nella scarpa


Certi sguardi scomodano..
mettono a nudo quello che sei,
quello che non sei,
quello che potresti essere.
Certi incontri scuotono.
Mettono in crisi,
ti costringono a farti domande.
Sono come un sassolino
che si infila dentro a quella "scarpa"
che è la tua quotidianità..
che vorresti comoda
per camminare tutti i giorni senza avere troppi fastidi
senza dover ragionare ogni passo
senza avere pensieri.
E invece quel sassolino si infila proprio lì.
Pungola ad ogni passo successivo.
E quello che fin'ora ti era sembrato comodo
cominci a sentire che un pochino ti sta stretto.
Cominci a capire che qualcosa non va.
Quando è così l'unica è fermarsi:
toglierla, quella scarpa.
e guardare il tuo piede "nudo",
spogliato di quello che gli hai messo addosso per "proteggerlo"
e che a volte invece di proteggere riempie di vesciche.
Uno spazio di solitudine, di silenzio.
Prendere le distanze da tutto e tutti
per poter vedere la tua vita da una prospettiva diversa,
da una diversa angolazione..
a distanza, come se non fosse la tua, di vita.
Per poter giudicare con meno coinvolgimento in che direzione va
e se quella direzione ti piace o no.
Non va di moda il silenzio.
Per me, a tratti, un bisogno
più essenziale dell'ossigeno che respiro.
Dono prezioso il potermi ritagliare un tempo di "deserto".
Dono prezioso quegli sguardi e quegli incontri
che me lo rendono necessario.


01/11/14

Mio caro Sam, non si può essere sempre diviso in due



E' così.. la vita ti scombina i piani!
Dovevano essere, questi, i mesi della "prova sul campo"
..e invece forse sono una "prova della solidità del desiderio",
forse sono mesi della pianificazione più a lungo termine,
del porre basi più solide (anche economiche, perché no)
per rendere il sogno più realizzabile.
Perché non l'ho chiuso in un cassetto, il mio sogno.
E' ancora lì che chiama, forte.
E' che non c'è molto da fare,
ci sono cose che ci appartengono e cose che non ci appartengono.
E non si può essere sempre divisi in due.
E' nelle prime che esce fuori davvero il meglio di te.
E' nelle prime che trovi un senso più profondo al tuo agire.
Nelle prime che esce fuori passione, vitalità,
forza per affrontare gli ostacoli e la fatica..
Le seconde si, si possono fare per un po'.
Possono avere uno spazio,
a volte devono avercelo.
Ma alla lunga spengono il cuore
se sono le uniche cose che occupano spazio nella tua vita.
E' il meglio delle mie energie, fisiche e mentali,
che voglio dedicare a ciò che davvero mi appartiene,
non il contrario.. non le briciole.
Non riesco ad arrendermi ad un mondo che mi grida il contrario.
Che mi dice che devo prima produrre, guadagnare.
Perché questo conta.
Non conta come sto io, in quel tempo in cui produco e guadagno.
Non riesco ad assuefarmi a questo grido.
Non riesco a smettere di chiedermi
se io ho davvero bisogno di quello che grida il mondo
o se ho bisogno di vivere una vita piena.
Perché una sola ne ho, di vita.

29/07/14

La maledizione dei bravi ragazzi...


Le aspettative degli altri..
Questa la maledizione dei "bravi ragazzi".
Vale per tutti, probabilmente..
ma spesso per loro le aspettative sono più alte,
più forti, più pressanti.
Presagio quasi di un destino ineluttabile..
positivo, ovviamente.
In cui tutti i sogni infranti degli altri finalmente si realizzano.
Arma a doppio taglio, assai affilata.
Da una parte stimolo a puntare in alto, 
a non sprecare i propri talenti.
Dall'altra forse il peso più grosso da portare sulle spalle.
Meglio.. un peso da imparare a togliere dalle spalle,
da lasciare dietro di sé
per poter assumere il proprio destino con libertà.
Il peso sano della fatica di diventare chi si vuole essere sul serio,
di diventare se stessi fino in fondo..
quello sì, va preso su di sé.
L'altro va coraggiosamente lasciato per terra.
Quel laccio che ci tiene legati al bambino che è in noi, 
quel bambino che ha bisogno di essere riconosciuto,
di vedere specchiato nell'approvazione degli altri il proprio valore..
quel laccio va spezzato..
perché rischia di tenerci incatenati ad una storia che non è la nostra.

24/07/14

La dimensione giusta per essere felici


Tempo di progetti, di sguardo lanciato in avanti.
Tempo di decisioni,
in cui sento forte la necessità di ancorarmi saldamente ai miei desideri, 
ai miei bisogni.
Tempo di lanciare il cuore oltre l'ostacolo e buttarsi,
rischiare e sentirsi vivi! 
Magari sarà un fallimento,
magari tornerò sui miei passi dopo poche settimane. 
Ma almeno potrò guardare indietro e dire di aver tentato.
"non ce devi provà, ce devi riuscì.."
ok.. intanto ce provo, poi dopo ce riesco pure.. vabbè?!? 
Stufa di parole e progetti vuoti, solo sulla carta..
anzi, manco sulla carta.. nella mia testa e basta!
Stufa di rimandare sempre a un domani che non arriva mai.
Ho bisogno di sporcarmi le mani, di mettermi in gioco, 
di provare, testare, mettermi alla prova..
"c'hai il pane, vedi di non farti mancare i denti.."
hai ragione.. è così!
Non voglio farmi mancare i denti. No!
Non mi ricordo le parole esatte di Jairo..
ma il senso era che non occorre necessariamente fare le cose in grande.
Quello che è troppo grande spesso finisce per schiacciarti, 
per consumare energie fisiche ed emotive 
senza darti la giusta ricompensa in cambio.
C'è una dimensione che è quella giusta per essere felici.
Quella va cercata. 
E in quello che c'è già,
in quel pezzetto di terra,
che è concreto più di ogni altra possibilità,
forse questa dimensione la posso trovare.
Magari no.. ma magari si!
Non sto firmando niente col sangue.
Posso tornare indietro.
Posso scegliere tempi e modalità.
E se sbrocco in 4 ore sto di nuovo qua!!!!!
Per cui che si fottano le paure, ecco!

17/06/14

Impronta creatrice


Ci sono gesti che ci escono fuori con una naturalezza
che ha il sapore dell'istinto.
Una naturalezza che smaschera,
sotto l'apparente distanza che tendiamo a metterci,
quanto siamo intimamente legati alla terra.
Perché possiamo fare finta di niente
ma siamo stati contadini per migliaia di anni...
ce l'abbiamo nel DNA.
Non basta un salto generazionale per cancellare dal nostro istinto
quello che per secoli il genere umano ha compiuto nella quotidianità.
Oggi ho recuperato i semi da tre piante di insalata
che avevo lasciato andare a fiore.
Cosa mai fatta in vita mia,
per cui mi immaginavo non capace.
Eppure.. quella naturalezza mi è uscita fuori così, inaspettata.
La sensazione di compiere movimenti familiari.
La sensazione di entrare in contatto,
nella ripetitività e nella lentezza di quei gesti,
con la parte più profonda di me.
La sensazione di entrare in contatto,
allo stesso tempo,
con qualcosa di molto più grande.
C'è una realtà, dentro di noi,
che va molto al di là di quello di cui siamo coscienti.
Ognuno potrà dargli il nome che meglio crede.
Per me "impronta creatrice" che Dio ci ha messo dentro..
chiamati a partecipare alla vita.
Compito di responsabilità.. ma il più "alto" dei compiti.
Sfumature diverse per ognuno.
Ma, dentro, la stessa gioia profonda.




31/05/14

"Fast-food relazionale"


Oggi trasferta ad Anzio per conoscere i ragazzi della Cooperativa Agricola Riparo, che con passione stanno mettendo su una Fattoria Didattica.
Recuperati i contatti da un amico comune, un paio di telefonate e via:
mattinata passata insieme, accolta direi a braccia aperte.
La voglia di raccontare e di raccontarsi,
di condividere sogni, progetti, idee..
anche con una perfetta sconosciuta come me!
Sono tanti i pensieri con cui torno a casa,
ma quelli legati al mondo relazionale sono i più intensi.
Stupore. Forse è la parola giusta..
Talmente immersi in un'atmosfera di chiusura, indifferenza, sospetto..
che trovarsi di fronte 6 ragazzi che con semplicità ti accolgono e si raccontano..
si, stupisce! A malapena diciamo "ciao" al vicino di casa! 
E siamo talmente abituati a questo standard che ci pare "normale"!
E devo essere onesta, per un attimo il pensiero è stato: 
"cavolo, stamattina erano qui per lavorare 
e gli ho fatto perdere tempo tutta la mattina per chiacchierare con me!" 
E' che siamo immersi nell'epoca del tutto e subito, dell' usa e getta.. 
e abbiamo finito per trasferire questa logica dalle merci alle relazioni.
Consumiamo le relazioni come consumiamo un panino in un fast-food!
Abbiamo perso il piacere del "perdere tempo" nel costruire i rapporti.
Non ci rendiamo più conto del valore che ha, quel "perdere tempo" per costruirli.
Dobbiamo essere coscienti di quello che perdiamo così!
Le cose davvero preziose, "gustose" 
occorre saperle attendere, saperle custodire.
Non hanno tempi da fast-food, le relazioni autentiche!
Hanno bisogno di un tempo di qualità diversa..
fatto di ascolto, di apertura, di onestà, di gratuità ..
di un po' di sana lentezza! 
Perché per costruire fiducia ci vuole tempo.
Per costruire fedeltà e bellezza ci vuole tempo!
.."E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa
che ha fatto la tua rosa così importante"..

25/05/14

Vorrei invecchiare.. posso?


Era tanto che non scrivevo sul mio blog.. e sapete che c'è? mi mancava!!!!
Per me la scrittura è sempre stata.. non so come dire.. quasi "terapeutica"!
Un modo per delimitare le cose, per sistematizzarle,
per dargli un senso, un ordine..
magari perché ho sempre fatto un po' fatica a fare tutte queste cose "a voce"... sempre stata una tipetta silenziosa e timidina!
Vabbè, questo magari interessa poco!!
(chissà se il resto interessa invece..
ma direi più "problema" vostro che mio!!!! eheheheh!)
Comunque, bando alle ciance.
Qualche settimana fa mi è capitata sotto gli occhi una foto che mi ha fatto pensare. Avete presente quelle foto del tipo "personaggi della serie televisiva taldeitali 10 anni dopo"?
Ecco. Tutto molto nostalgico e sentimentale.
Foto della famigliola prima e dopo.
Quelli che all'epoca erano bambini ora adolescenti o giovani adulti.
Il protagonista invecchiato, capelli bianchi e una collezione di rughe.
E poi lei, la protagonista.
Lei.. mummificata!
Probabilmente una trafila di plastiche facciali, una tiratina qua e là, capelli tinti, trucco a profusione..
e mi chiedo: perché alle donne non si da il permesso di invecchiare?
O meglio, perché le donne non si danno il permesso di invecchiare?
(che poi il problema non è neanche più solo delle donne, oggi come oggi..)
Qual è il problema della ruga? e quello del capello bianco?
Quale bellezza cerchiamo?
Quale bellezza ci sforziamo di comunicare?
E oltre un certo livello è una questione di bellezza o di paura di quello che i segni della vecchiaia stanno lì, impietosi, a ricordarci? Che nonostante ci piaccia tanto pensarci immortali dovremo affrontare tutti, prima o poi, lifting o no, il salto nel buio della morte, lo scegliere se credere che ci sia un orizzonte di senso al di là di quella "notte" o no, con tutte le implicazioni che questo ha sulla vita "al di qua del salto".
["e se hai capito mo.. traduuciloo" cit. solo per intenditori]
Me lo chiedo sul serio, il senso..
e se con una signora anziana è più "evidente" che c'è qualcosa che non va nell'accanirsi a non voler accettare che la vita che è fatta come è fatta, cioè anche per invecchiare, per saper accogliere il corpo che ti è dato, ad ogni età.. mi sfugge un po' il limite con il piacere o il desiderio, che invece mi pare sano, di valorizzare la propria femminilità..
Non ce l'ho una risposta.. magari stavolta me la date voi!


24/04/14

Quel "posto" è il tuo!

Io non lo so...
non lo so come si fa a capire davvero qual è la propria strada..
però so che ci sono occasioni in cui con la testa non ci fai niente o quasi
ma col cuore lo sai, lo senti: quel "posto" è il tuo, è il posto preparato per te!
non parlo necessariamente di un luogo fisico.
Dico che ci sono occasioni in cui in quello che fai sei coinvolto davvero,
in cui senti una pienezza che non senti altrove o in altre situazioni.
Ci sono luoghi in cui la gioia ti esce dal petto,
così..senza una ragione precisa!
Come la vogliamo chiamare? Vocazione? Intuizione?
E come fai a fare finta di niente se ti accorgi di questo?
Come fa a non starti stretto tutto il resto?
Tutte le altre cose che non ti danno quella stessa pienezza,
quella stessa gioia..come fai a dargli ancora la priorità?
E' che abbiamo la memoria corta, troppo corta per queste cose.
Basta un niente e quell'intuizione ci sembra scivolata tra le dita,
perduta, lontana..dimenticata!
E ci riattacchiamo a quello che, almeno, ci da un po' di sicurezza.
Ci sono cose che non andrebbero dimenticate.
Ci sono intuizioni che andrebbero sempre seguite.
Ci sono voci interiori che non bisognerebbe smettere di ascoltare, mai!





15/04/14

dov'è il tuo tesoro?

.."perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore"...
Forse i nostri nonni facevano meno fatica a rispondere a questa domanda,
o forse no..
Oggi mi sembra necessario uno sforzo quotidiano per ridarsi una risposta.
Dove vale la pena di mettere il cuore?
Uno sforzo quotidiano. 
Non mi basta, per esempio, aver staccato la televisione 
per proteggermi dal mare di menzogne che vi esce quotidianamente..
anche se, devo dire, questo è stato un primo passo,
valutato a posteriori, decisamente illuminato! 
Sarà un "caso" che da quando ho fatto "morire" la mia tv
io abbia iniziato a scoprire una serie di realtà 
(il movimento della decrescita felice, la permacultura.. 
solo per dirne qualcuna ma la lista è lunga!)
che mi hanno aperto la mente al fatto che un altro tipo di mondo è possibile, auspicabile?
Io dico di no.. staccatela ogni tanto, quella "bestia".. 
[così come, ogni tanto, staccatevi dai vostri ipertecnologici telefoni,
padri di una generazione di persone perennemente connesse col mondo..
e sconnesse dalle persone che hanno a qualche centimetro di distanza!]
quello che ci si può guadagnare è tanto.
Un po' di silenzio (perché fa così paura il silenzio?) e tempo.
Tempo per qualcosa di qualità più alta, tempo per leggere un buon libro, per informarsi da fonti più credibili e "libere", tempo per ascoltare buona musica, per parlare con un amico o un'amica guardando i suoi occhi e non uno schermo, tempo per un riposo più vero, per pensare, per riconnettersi con se stessi!
Ma non mi è bastato!
Non mi è bastato aver preso coscienza una volta del fatto che il sistema in cui vivo mi spinge quotidianamente a mettere il mio cuore in cose che non sono all'altezza di essere un vero tesoro..
un ruolo sociale riconosciuto, un lavoro brillante, i soldi, i vestiti alla moda, l'ultimo modello di cellulare, i locali "in", l'abbondanza, la bellezza estetica.. (potrei andare avanti per ore..)
..poi torno da due giorni in compagnia di belle persone e mi dico..
lì. Lì sta la vera "ciccia". 
Relazioni autentiche.
Avere qualcuno con cui condividere quello che si ha, quello che si è!
è così semplice.. 
..se riusciamo ad emergere dal mare di cose inutili in cui ci autosoffochiamo,
con cui ci mascheriamo per paura di mostrarci per quello che siamo..

11/04/14

Cara amica ti scrivo..

Te lo avevo promesso ed eccomi qui.
A scrivere a te
che vali così tanto che forse non te ne rendi conto.
A te, che rincorri uomini incapaci di vedere la meraviglia che c'è dietro le tue difese..
la tua forza, la tua generosità, il tuo umorismo, il tuo coraggio, il tuo sacrificio.
Incapaci di accogliere le tue fragilità,
di amare le tue debolezze, i tuoi difetti, le tue vulnerabilità.
Un po' li devi capire..
ci siamo prese un pezzo del ruolo che per secoli hanno avuto loro.
Generazioni di donne hanno lottato per essere autonome, indipendenti, forti,
per far sentire la loro voce..
e tante lottano ancora per questo.
Non ci serve più che siano loro a difenderci,
non ci serve più che siano loro a portare da mangiare a casa.
Abbiamo tirato fuori le unghie,
vogliamo prendere noi le nostre decisioni,
vogliamo fare le donne in carriera,
siamo diventate forti, forse aggressive,
non vogliamo più stare nel ruolo solo di madre e custode della casa...
Ci siamo prese un pezzo del ruolo che prima era il loro.
Un po' li devi capire, amica mia,
se sono fragili, indecisi, confusi..
se hanno perso il coraggio.
forse gli serve tempo per capire qual è il ruolo nuovo che vogliono avere.
Però, amica mia.. c'è un però.
Non puoi pagare tu la loro fatica.
Non possiamo essere noi a "salvarli",
devono decidere di salvarsi da soli.
Non sono tutti indecisi.
Non sono tutti confusi.
E a quelli che lo sono forse non serve un'ennesima donna-mamma.
Non hanno tutti paura.
Non scappano tutti davanti all'impegno e alla responsabilità.
Non fuggono tutti davanti alle difficoltà,
alla necessità di mettersi davvero in gioco,
di buttarsi, di fidarsi, di sporcarsi le mani in un vero gioco di squadra.
Non avere le fregole di rincorrere chi non vuole realmente essere raggiunto.
Tu meriti un uomo che abbia il coraggio o la forza di pescare,
non solo di buttare l'amo per poi mollare la canna da pesca!

09/04/14

sui "giorni no"

..e poi ci sono i giorni no
quei giorni in cui proprio fai fatica a capire dove stai andando
quei giorni in cui trovare un senso è più dura
in cui ti senti incagliato, arenato, bloccato
in cui l'attesa di una completezza che manca si fa meno sopportabile
in cui restare fedele a quell'intuizione di pienezza diventa una sfida per cui non ci si sente armati abbastanza
in cui si fa fatica anche solo a ricordare a cosa essere fedeli
in cui a pensare a quanto è potenzialmente lontana la meta vien voglia di gettare la spugna e rinunciare
in cui non hai voglia neanche di sforzarti a mettere la punteggiatura al posto giusto (e sia allora, punteggiatura anarchica oggi)
fanno parte del gioco.. ci sono oggi e ci saranno domani, giornate così.
allora forse il punto è trovare una strategia.
ci vedo due rischi: restare immobili e cambiare strada.
e mi tornano alla mente le parole di Sant'Ignazio di Loyola..

"Nel tempo della desolazione non bisogna mai fare cambiamenti, ma rimanere saldi e costanti nei propositi e nella decisione in cui si era nel giorno precedente a quella desolazione, o nella decisione in cui si era nella consolazione precedente. Infatti, come nella consolazione ci guida e ci consiglia soprattutto lo spirito buono, così nella desolazione lo fa lo spirito cattivo, e con i suoi consigli noi non possiamo prendere la strada giusta.
Durante la desolazione non dobbiamo cambiare i propositi precedenti; però giova molto reagire intensamente contro la stessa desolazione, per esempio insistendo di più nella preghiera e nella meditazione, prolungando gli esami di coscienza e aggiungendo qualche forma conveniente di penitenza".

Tante volte le parole di quest'uomo mi hanno aiutata ad uscire dal pantano..
allora direi la prima strategia può essere ritornare ad ascoltare le voci che abbiamo sentito liberanti e vere. Per me Ignazio, per voi.. fate voi!!!
Restare saldi nella decisione, non cambiare i propositi..
e reagire intensamente contro la desolazione..
direi che ognuno ci può mettere dentro le sue modalità (per esempio nel modo di reagire) ma mi sembrano due strategie condivisibili.. andare avanti, farsi un po' di sana violenza e continuare a fare, anche se non si comprende il senso, la direzione, la meta.. e invece di cedere alla tentazione di mollare fare lo sforzo di impegnarsi ancora di più.
ok.. non so se mi basta però!
mi piacerebbe trovargli un lato positivo.
tipo vederle come un'occasione per..
per lavorare sulla propria forza di volontà
per crescere nella fiducia che dopo ogni notte spunta di nuovo il sole
per imparare che non siamo onnipotenti e che per quanti sforzi possiamo fare la vita è fatta anche del saper accettare i limiti nostri e delle cose che ci circondano
per imparare a starci, nel limite
per ricordarci che le cose belle bisogna imparare ad attenderle
che non tutto si può ottenere nell'immediatezza dell'usa e getta a cui ci siamo assuefatti
per imparare a stare nella fatica, nel dolore, nella solitudine
perché ogni scelta comporta affrontarle, ad un certo punto,
e serve una palestra anche per questo, non solo per i muscoli
per imparare a spostare lo sguardo dal proprio ombelico
per alzarlo verso l'alto
e riconoscere che pure in quei giorni no qualcosa per cui essere grati c'è,
a saper guardare..

31/03/14

L'uomo che piantava gli alberi

Stasera mi è tornato alla mente un racconto letto qualche anno fa.
Un racconto per me di una intensità e di una bellezza rare!
"L'uomo che piantava gli alberi".
Se avete mezz'ora di tempo vedetevi questo video:


"Non l'ho mai visto cedere, nè dubitare eppure Dio solo sa di averlo messo alla prova. Non ho fatto il conto delle sue delusioni. E' facile immaginarsi, tuttavia, che per una simile riuscita sia stato necessario vincere le avversità, che per assicurare la vittoria di tanta passione sia stato necessario lottare contro lo sconforto"

"Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. Ma se metto in conto quanto ci è voluto di costanza nella grandezza d'animo e d'accanimento nella generosità per ottenere questo risultato l'anima mi si riempie di un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un'opera degna di Dio."

..e il pensiero va alla fatica che facciamo, oggi, a vivere con la stessa costanza nella grandezza d'animo e con lo stesso accanimento nella generosità di Elzeard Bouffier i nostri progetti.. alla portata stessa dei nostri progetti.. così piccoli e ciechi, così ridotti spesso alle quattro mura in cui restiamo chiusi per sentirci al sicuro.. così spesso poco aperti alla speranza, alla fiducia in una Provvidenza che è più grande di noi, delle nostre azioni.. così poco capaci di avere un respiro davvero ampio, che ci superi, che superi il nostro egoismo e i nostri limiti.
Per quanto possa costare fatica, solitudine, impegno, sudore, sconforto.. come si può preferire accontentarsi di realizzare una vita tiepida e facile alla capacità, che abbiamo, di poter portare a buon fine un'opera degna di Dio? Questo racconto mi riempie di una speranza e di una voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo con coraggio che spero siano contagiosi, ecco!!
Buon ascolto!

27/03/14

metaforicamente potando!

Questa settimana ho giocato a fare la potatrice!
Seguito un bel corso di potatura e poi via:
direzione uliveto e maniche rimboccate!
Fisicamente più faticoso del previsto 
ma mi da l'occasione, tornata a casa, di ragionare sull'atto del potare
e su come imparare a fare questo sano "esercizio" nella vita di tutti i giorni.
Imparare a riconoscere i rami buoni, 
quelli che danno frutto, 
da quelli che succhiano via linfa vitale
ma frutti ne danno ben pochi, o poco accessibili.
Quei rami che tolgono luce ed aria agli altri,
quelli che basta un taglio e tutto sembra cambiare aspetto.
Imparare ad immaginare oltre quello che si vede già.
Avere uno sguardo sulla realtà.. 
e uno sul sogno di quello che sarà.
Imparare a riconoscere i rami che rappresentano il futuro della pianta,
che vanno conservati, custoditi, "accarezzati",
perché prendano la curvatura giusta 
e crescano nella direzione che desideriamo,
quella che per noi è la migliore per lo sviluppo dell'albero.
E una volta imparato a distinguere gli uni dagli altri..
avere il coraggio di tagliare quello che va tagliato.
Prendersi la responsabilità di quei tagli netti, necessari.
Di scommettere sul futuro, a costo di fare degli errori.
Sapendo che la vita è più forte dei nostri limiti.
Che dopo un anno di rami ne saranno cresciuti di nuovi,
che ci sarà ancora margine per migliorare le cose,
per dare alla pianta una forma diversa.
Più bella.

10/03/14

Usa e getta? E' questione di scelte.

L'era dell'usa e getta, questa.
Automatismo, ormai.
Una cosa funziona male?
Buttala e prendine una nuova.
Perché fare la fatica di aggiustarla?
Perché sprecare tempo ed energie
quando puoi averne una nuova senza sforzi?
Chi perderebbe mai tempo ed energie ad aggiustare una stampante rotta?
Costa meno comprarne una nuova,
in termini di soldi, di fatica, di rotture di scatole.
E' piacevole avere l'ultimo modello di cellulare,
almeno finché non diventa obsoleto e sfigato pure quello
(..qualche settimana?)
E' la modernità.
E' il progresso.
Eppure...
Chi di voi è capace di emozionarsi ancora davanti,
che so, ad un oggetto dell'infanzia
gelosamente o casualmente conservato?
Chi di voi non ha qualcosa che non riesce proprio a buttare?
A cui è affezionato in un modo che supera la razionalità,
di un affetto che va oltre la sua utilità, la sua apparente bellezza.
Cosa rende quel tipo di cose così preziose,
così capaci di suscitare emozioni, sentimenti?
Il significato che gli abbiamo attribuito.
Il tempo che abbiamo dedicato a conservarlo.
La fatica che abbiamo fatto a mantenerlo vivo, funzionante.
La fatica che abbiamo fatto ad aggiustarlo quando si è rotto,
quando abbiamo rischiato di perderlo.
Perché nelle relazioni dovrebbe essere diverso?
Non la vogliamo fare questa fatica?
Bene.
Basta sapere cosa si perde e cosa si stringe tra le mani alla fine.
In un caso e nell'altro.
E' questione di scelte.

21/02/14

sabbie mobili

Giornate strane..
sul balcone qualche pianta confusa tira fuori timidi fiorellini
(tempo bislacco che inganna? O sentono aria di apertura in casa?).
Quando è così cerco rifugio nei libri e nella musica
(chissà perché in alcuni momenti della mia vita la musica ha un potere così forte..)
e viaggio con la mente..
anticipo, forse, di un desiderio di altri viaggi, di rimettersi in moto, di uscire dall'abitudinario, di incontrare ancora nuovi volti, nuove esperienze, di uscire da me stessa e andare incontro all'altro.
Sono sempre stata abituata a pensarmi "albero"..
creatura che cerca un terreno per piantare a fondo le sue radici
per poi lì restare, piantata salda sulla "sua" terra.
E' che oggi, più che una terra, sotto i piedi mi pare che ci siano sabbie mobili!
Fondo poco stabile, con una forma difficile da comprendere..
"attento che se metti male il piede affondi".
Se mi guardo intorno mi pare di avere accanto una intera società che ha le sue fondamenta sulle sabbie mobili! Un passo falso e ciao.
Concentrazione massima per cercare di affondare (perché su quelle fondamenta affondare si deve) più lentamente possibile.
Contorsione ed equilibrismi per tenere il naso fuori dal fango e continuare a respirare più a lungo possibile. E se questo significa fare leva su uno sfortunato che ti sta accanto e buttarlo sotto tanto peggio per lui. E' la legge della giungla. Mors tua vita mea.
..io dico che possiamo gettare le fondamenta altrove!
 Che ci sono altre vie che ci permetterebbero di tornare a vivere, piuttosto che a sopravvivere.
Vie costruite forse partendo da uno sforzo di "libertà da"..
dai condizionamenti, da bisogni indotti, da meccanismi disumanizzanti, da consumi irresponsabili..
ma che finiscono in una "libertà di"..
di vivere una vita degna di questo nome, di costruire e dedicare tempo a relazioni davvero significative, di sperimentare logiche di dono, di scambio, di costruire sogni e progetti..
..di poggiare i piedi sulla solida roccia.