24/04/14

Quel "posto" è il tuo!

Io non lo so...
non lo so come si fa a capire davvero qual è la propria strada..
però so che ci sono occasioni in cui con la testa non ci fai niente o quasi
ma col cuore lo sai, lo senti: quel "posto" è il tuo, è il posto preparato per te!
non parlo necessariamente di un luogo fisico.
Dico che ci sono occasioni in cui in quello che fai sei coinvolto davvero,
in cui senti una pienezza che non senti altrove o in altre situazioni.
Ci sono luoghi in cui la gioia ti esce dal petto,
così..senza una ragione precisa!
Come la vogliamo chiamare? Vocazione? Intuizione?
E come fai a fare finta di niente se ti accorgi di questo?
Come fa a non starti stretto tutto il resto?
Tutte le altre cose che non ti danno quella stessa pienezza,
quella stessa gioia..come fai a dargli ancora la priorità?
E' che abbiamo la memoria corta, troppo corta per queste cose.
Basta un niente e quell'intuizione ci sembra scivolata tra le dita,
perduta, lontana..dimenticata!
E ci riattacchiamo a quello che, almeno, ci da un po' di sicurezza.
Ci sono cose che non andrebbero dimenticate.
Ci sono intuizioni che andrebbero sempre seguite.
Ci sono voci interiori che non bisognerebbe smettere di ascoltare, mai!





15/04/14

dov'è il tuo tesoro?

.."perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore"...
Forse i nostri nonni facevano meno fatica a rispondere a questa domanda,
o forse no..
Oggi mi sembra necessario uno sforzo quotidiano per ridarsi una risposta.
Dove vale la pena di mettere il cuore?
Uno sforzo quotidiano. 
Non mi basta, per esempio, aver staccato la televisione 
per proteggermi dal mare di menzogne che vi esce quotidianamente..
anche se, devo dire, questo è stato un primo passo,
valutato a posteriori, decisamente illuminato! 
Sarà un "caso" che da quando ho fatto "morire" la mia tv
io abbia iniziato a scoprire una serie di realtà 
(il movimento della decrescita felice, la permacultura.. 
solo per dirne qualcuna ma la lista è lunga!)
che mi hanno aperto la mente al fatto che un altro tipo di mondo è possibile, auspicabile?
Io dico di no.. staccatela ogni tanto, quella "bestia".. 
[così come, ogni tanto, staccatevi dai vostri ipertecnologici telefoni,
padri di una generazione di persone perennemente connesse col mondo..
e sconnesse dalle persone che hanno a qualche centimetro di distanza!]
quello che ci si può guadagnare è tanto.
Un po' di silenzio (perché fa così paura il silenzio?) e tempo.
Tempo per qualcosa di qualità più alta, tempo per leggere un buon libro, per informarsi da fonti più credibili e "libere", tempo per ascoltare buona musica, per parlare con un amico o un'amica guardando i suoi occhi e non uno schermo, tempo per un riposo più vero, per pensare, per riconnettersi con se stessi!
Ma non mi è bastato!
Non mi è bastato aver preso coscienza una volta del fatto che il sistema in cui vivo mi spinge quotidianamente a mettere il mio cuore in cose che non sono all'altezza di essere un vero tesoro..
un ruolo sociale riconosciuto, un lavoro brillante, i soldi, i vestiti alla moda, l'ultimo modello di cellulare, i locali "in", l'abbondanza, la bellezza estetica.. (potrei andare avanti per ore..)
..poi torno da due giorni in compagnia di belle persone e mi dico..
lì. Lì sta la vera "ciccia". 
Relazioni autentiche.
Avere qualcuno con cui condividere quello che si ha, quello che si è!
è così semplice.. 
..se riusciamo ad emergere dal mare di cose inutili in cui ci autosoffochiamo,
con cui ci mascheriamo per paura di mostrarci per quello che siamo..

11/04/14

Cara amica ti scrivo..

Te lo avevo promesso ed eccomi qui.
A scrivere a te
che vali così tanto che forse non te ne rendi conto.
A te, che rincorri uomini incapaci di vedere la meraviglia che c'è dietro le tue difese..
la tua forza, la tua generosità, il tuo umorismo, il tuo coraggio, il tuo sacrificio.
Incapaci di accogliere le tue fragilità,
di amare le tue debolezze, i tuoi difetti, le tue vulnerabilità.
Un po' li devi capire..
ci siamo prese un pezzo del ruolo che per secoli hanno avuto loro.
Generazioni di donne hanno lottato per essere autonome, indipendenti, forti,
per far sentire la loro voce..
e tante lottano ancora per questo.
Non ci serve più che siano loro a difenderci,
non ci serve più che siano loro a portare da mangiare a casa.
Abbiamo tirato fuori le unghie,
vogliamo prendere noi le nostre decisioni,
vogliamo fare le donne in carriera,
siamo diventate forti, forse aggressive,
non vogliamo più stare nel ruolo solo di madre e custode della casa...
Ci siamo prese un pezzo del ruolo che prima era il loro.
Un po' li devi capire, amica mia,
se sono fragili, indecisi, confusi..
se hanno perso il coraggio.
forse gli serve tempo per capire qual è il ruolo nuovo che vogliono avere.
Però, amica mia.. c'è un però.
Non puoi pagare tu la loro fatica.
Non possiamo essere noi a "salvarli",
devono decidere di salvarsi da soli.
Non sono tutti indecisi.
Non sono tutti confusi.
E a quelli che lo sono forse non serve un'ennesima donna-mamma.
Non hanno tutti paura.
Non scappano tutti davanti all'impegno e alla responsabilità.
Non fuggono tutti davanti alle difficoltà,
alla necessità di mettersi davvero in gioco,
di buttarsi, di fidarsi, di sporcarsi le mani in un vero gioco di squadra.
Non avere le fregole di rincorrere chi non vuole realmente essere raggiunto.
Tu meriti un uomo che abbia il coraggio o la forza di pescare,
non solo di buttare l'amo per poi mollare la canna da pesca!

09/04/14

sui "giorni no"

..e poi ci sono i giorni no
quei giorni in cui proprio fai fatica a capire dove stai andando
quei giorni in cui trovare un senso è più dura
in cui ti senti incagliato, arenato, bloccato
in cui l'attesa di una completezza che manca si fa meno sopportabile
in cui restare fedele a quell'intuizione di pienezza diventa una sfida per cui non ci si sente armati abbastanza
in cui si fa fatica anche solo a ricordare a cosa essere fedeli
in cui a pensare a quanto è potenzialmente lontana la meta vien voglia di gettare la spugna e rinunciare
in cui non hai voglia neanche di sforzarti a mettere la punteggiatura al posto giusto (e sia allora, punteggiatura anarchica oggi)
fanno parte del gioco.. ci sono oggi e ci saranno domani, giornate così.
allora forse il punto è trovare una strategia.
ci vedo due rischi: restare immobili e cambiare strada.
e mi tornano alla mente le parole di Sant'Ignazio di Loyola..

"Nel tempo della desolazione non bisogna mai fare cambiamenti, ma rimanere saldi e costanti nei propositi e nella decisione in cui si era nel giorno precedente a quella desolazione, o nella decisione in cui si era nella consolazione precedente. Infatti, come nella consolazione ci guida e ci consiglia soprattutto lo spirito buono, così nella desolazione lo fa lo spirito cattivo, e con i suoi consigli noi non possiamo prendere la strada giusta.
Durante la desolazione non dobbiamo cambiare i propositi precedenti; però giova molto reagire intensamente contro la stessa desolazione, per esempio insistendo di più nella preghiera e nella meditazione, prolungando gli esami di coscienza e aggiungendo qualche forma conveniente di penitenza".

Tante volte le parole di quest'uomo mi hanno aiutata ad uscire dal pantano..
allora direi la prima strategia può essere ritornare ad ascoltare le voci che abbiamo sentito liberanti e vere. Per me Ignazio, per voi.. fate voi!!!
Restare saldi nella decisione, non cambiare i propositi..
e reagire intensamente contro la desolazione..
direi che ognuno ci può mettere dentro le sue modalità (per esempio nel modo di reagire) ma mi sembrano due strategie condivisibili.. andare avanti, farsi un po' di sana violenza e continuare a fare, anche se non si comprende il senso, la direzione, la meta.. e invece di cedere alla tentazione di mollare fare lo sforzo di impegnarsi ancora di più.
ok.. non so se mi basta però!
mi piacerebbe trovargli un lato positivo.
tipo vederle come un'occasione per..
per lavorare sulla propria forza di volontà
per crescere nella fiducia che dopo ogni notte spunta di nuovo il sole
per imparare che non siamo onnipotenti e che per quanti sforzi possiamo fare la vita è fatta anche del saper accettare i limiti nostri e delle cose che ci circondano
per imparare a starci, nel limite
per ricordarci che le cose belle bisogna imparare ad attenderle
che non tutto si può ottenere nell'immediatezza dell'usa e getta a cui ci siamo assuefatti
per imparare a stare nella fatica, nel dolore, nella solitudine
perché ogni scelta comporta affrontarle, ad un certo punto,
e serve una palestra anche per questo, non solo per i muscoli
per imparare a spostare lo sguardo dal proprio ombelico
per alzarlo verso l'alto
e riconoscere che pure in quei giorni no qualcosa per cui essere grati c'è,
a saper guardare..