14/06/13

Si può fare!

In questi giorni ho sudato sette camicie per montare un impianto di irrigazione.
Dal ferramenta (sant'uomo) una signora, sentito che cercavo l'occorrente per l'impianto esclama: "ma che brava, e lo sai montare? io non saprei neanche da dove partire!"
Lì per lì mi è uscito solo un vago sorriso e un "che vuole che le dica, signora, ho deciso di provarci.. e se non ci riesco chiamerò qualcuno"
..cara signora, neanche io sapevo da dove cominciare ad essere onesti!!!!! Né ero cosciente di quanto avrei "scancherato" per arrivare al risultato finale!!!!!!!
Quella domanda mi è rimasta in testa per una settimana...
e oggi, seduta sul campo della vittoria (l'impianto è finito e funzionante.. dopo una lunga battaglia!), con un bel gelatone in mano (bisogna anche sapersi premiare!!!) ci torno su..
Una persona convinta di non saper fare le cose è un consumatore in più! Quello che non sai fare tu devi mediamente pagare qualcun'altro per farlo! Ok, non possiamo essere "tuttologi" e saper fare tutto.. ma mi rendo sempre più conto che uscire dal meccanismo non-l'ho-mai-fatto=non-sono-capace-di-farlo è davvero difficile.
Abbiamo perso ogni contatto reale con le nostre capacità, con le nostre mani. Mani e testa non sono due entità separate. Membra di uno stesso corpo. E se un po' di testa ce l'hai tante cose puoi costruirle con le tue mani e, dopo una giusta fatica, con gran soddisfazione davanti al risultato finale, ve lo garantisco!
Che sia la fatica il problema? Perché ci fa tanta paura la fatica? Ma guadagnare di più per pagare qualcuno che ci faccia tutto quello che pensiamo di non poter fare o che non vogliamo fare perché comporta fatica.. beh, non costa fatica anche quello? (Per di più spesso anche con molta meno soddisfazione, oserei dire!)
Ma credo che il problema, se possibile, sia ancora più ampio. Non è un discorso solo economico.
Non si riesce a vedere più la fatica come un'occasione..
Una relazione comporta fatica? E la tronchiamo!
Coltivare una amicizia costa fatica? E tagliamo i ponti!
Crescere comporta fatica? E restiamo legati alle nostre dinamiche infantili!
Ma davvero il gioco vale la candela?

05/06/13

riflessioni da un treno

Un'umanità schiava del va e vieni.
Pendolari della vita.
Movimenti e percorsi automatici.
Fuori dal treno in silenziosa, quotidiana processione serale verso casa.
Un automatismo che giorno dopo giorno uccide la libertà, sgretola le speranze.
La prospettiva di abituarsi all'automatismo.
Ogni giorno gli stessi gesti, gli stessi rituali, le stesse parole, gli stessi passi, gli stessi percorsi..
nessuno spazio alla fantasia, alla creatività, al dialogo con una Natura che è ogni giorno diversa.
E la sua diversità diventa scocciatura, limite contro cui lottare piuttosto che dialogo, musica da danzare.. passo a due.
In treno. Fuori la Natura si scatena: pioggia, vento..
Una comunicazione, per i distratti, del senso del limite dell'uomo, del limite alla sua presunta onnipotenza.
Desiderio di essere lì fuori, a sentire con tutti i sensi, sulla pelle, la forza di una Natura che chiede di imparare di nuovo riverenza, sottomissione, umiltà.. che chiede di essere accolta nella sua imprevedibilità, generosità, crudeltà, potenza, verità.
Quasi quasi scendo..