25/11/14

se la memoria è futuro.. dove andremo?


Ok, lo ammetto in partenza...
sotto sotto, al di là delle buone argomentazioni 
che cercherò di portare a sostegno della mia ipotesi 
che varrebbe la pena di tornare ad utilizzare alcuni mezzi di comunicazione 
decisamente fuori moda (le care, vecchie lettere, per dirne una) 
c'è, scavando, un'egoistica speranza 
di assaporare un piacere tutto personale. 
Ma a questo poi ci arrivo.
Intanto mi potete raccontare che si (e aggiungerei yuppy!) 
con internet, con le mail, con whatsapp, con skype 
e chi più ne ha più ne metta 
hai la possibilità di comunicare rapidamente con tante persone 
e di farlo in tempo reale, anche se le persone in questione sono dall'altra parte del pianeta. 
si ok ok, a volte è veramente una bella cosa.. 
certo è bello poter sentire la voce di un amico che sta lontano da te. 
va bene. 
(sorvolo sull'uso spropositato che si fa di questi mezzi 
quando gli amici in questione non sono, aimè, dall'altra parte del pianeta 
ma a poche centinaia di metri o a pochi chilometri da noi, 
ché non è questo quello di cui ho voglia di parlare oggi). 
Ma le considerazioni che mi vengono da fare sono queste:
- cosa resterà come memoria a chi verrà domani? 
Mi spiego meglio.. non so voi, ma io già son piena di vecchi dischetti, 
buoni a salvare dati dai computer fino a qualche anno fa 
e ora buoni solo a finire in un cassonetto 
(o tutt'al più a diventare un oggetto di riuso creativo 
se nelle mani di un fantasioso artigiano, toh.. 
proprio a volergli dare un senso!) 
E quello che c'era dentro? 
Io un sacco di cose non ho "fatto in tempo" a salvarle su un supporto più moderno. Risultato: tutto perso. 
Ora la domanda che mi faccio è questa, 
forse frutto di una famiglia in cui si ha un po' la "fissa" di conservare le cose, 
e in cui ho una madre che, con lavoro certosino e paziente, 
proprio a partire da lettere, diari, cartoline, foto stampate 
è riuscita a ricostruire e a donare anche a me 
almeno un paio di secoli di storia della mia famiglia. 
Un pezzo delle mie radici. 
Un pezzo di storia che spiega il mio essere così oggi. 
Memoria che costruisce il futuro. 
E la domanda è questa: che memoria consegneremo ai nostri figli? 
Cosa lasceremo a chi verrà domani 
per permettergli di consolidare le sue, di radici? 
Che cosa resterà loro, per conoscere chi eravamo.. 
gli sms? le mail? i messaggi su whatsapp? 
Sono mezzi pensati per essere "istantanei", questi. 
Non pensati per costruire memoria. 
E questa cosa mi spaventa. 
Non mi piace. 
O meglio, non è che non mi piacciano in sé, 
ma non mi piace che stiano diventando l'unica modalità di comunicazione: 
ovvero una modalità che non lascia traccia alcuna. 
Mi spaventa come può essere una generazione 
figlia di un'altra che non lascia traccia alcuna.
- e poi.. (perché ero stata onesta fin dall'inizio)... 
vogliamo davvero paragonare quello che si prova ricevendo, che so, un sms 
con quello che si prova nello scrivere o nel ricevere una lettera? 
Il tempo che è necessario scegliere di dedicare 
per mettere in comunicazione un'anima con un altra, in una lettera.. 
e poi l'attesa della risposta, 
la gioia dello scoprire quella busta nella cassetta, 
l'odore della carta, dell'inchiostro, 
la consistenza della carta, 
la calligrafia familiare, 
la profondità decisamente diversa di comunicazione a cui si può accedere... 
non c'è storia. Siamo onesti. 
Io non mi rassegno a rinunciarci! 
La Don Chisciotte delle missive, piuttosto.

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