15/10/13

cordoni ombelicali

Leggevo in un libro, qualche mese fa:
"non si giudica uno dal lavoro che fa, ma da come lo fa".
Oggi, invece, non solo sei giudicato per quello che fai ma SEI quello che fai!
Sei un uomo o una donna in carriera o non sei niente.
Sei il tuo mestiere, il tuo lavoro.
E' il tuo ruolo che ti da un senso, un valore..
come se il mistero e la pienezza di una persona potessero esaurirsi in un ruolo.

..è stata un'estate intensa..
a giugno il corso di 72h di progettazione in Permacultura
a luglio un campo di lavoro al P.e.R. e il raduno della RIVE
ad agosto un mese di lavoro/relax nella mia casa in campagna e i primi esperimenti di orto sinergico (con sperimentazioni annesse!)
a ottobre il primo passo di un coinvolgimento in un progetto di realizzazione di due orti didattici e la Plenaria dell'Accademia Italiana di Permacultura.
Tanti eventi, tante esperienze, tante persone incontrate.
Mi sono resa conto, in questi mesi, di quanto mi sia vitale restare in contatto, fare rete, costruire e coltivare relazioni con persone che abbiano la mia stessa visione del mondo
perché se perdo quel cordone ombelicale finisco per rischiare di credere a quel 90% delle persone che ho intorno che mi prendono per una pazza che corre a 200 km all'ora dritta verso il muro del fallimento personale.
Quel cordone ombelicale, fatto di relazioni, di successi di altri, dei loro errori, semplicemente della loro esperienza tiene in vita dentro di me la consapevolezza che un altro modo di vivere è possibile.
che si possono fare altre scelte
si possono scegliere altre priorità, altri valori, altri modi di vivere con gli altri, con la natura
si può vivere con altri ritmi, con un altro senso e con altri obiettivi
si può vivere consumando in modo diverso, cercando un benessere "altro".

..la strada continua.. non so bene dove mi porterà nei prossimi mesi ma di sicuro mi pare una strada di libertà!

5 commenti:

  1. Mariaa...
    Ciao, mi piace molto quello che hai scritto. Ottimo. Bellissimo.
    Rientrare in contatto con noi stessi.
    Amare ciò che siamo, la natura e gli esseri che ci circondano, anche gli uomini (ma non gli avatar).
    E' un mondo confuso, ma la risposta, la riuscita da questa confusione è lì.
    Un grande in bocca al lupo!
    e...non hai bisogno di un lavorante per i tuoi terreni?
    Oggi mi sono svegliato sotto il grigio di questa città del nord-Europa,
    trovato davanti al muro di plexiglas di uno schermo,
    non riesco a riconoscere neanche più l'amore che mi circonda.
    Sono disconnesso..
    Baci, ciao..
    Francesco B.

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  2. Baffoooo!!! Crepiiii!!!
    Purtroppo non ho ancora un terreno proprio "mio" e un progetto concreto avviato, per ora "work in progress" per arrivare ad avercelo! E se mai mi dovesse servire un lavorante ti faccio un fischio!! =)
    Comunque ti capisco, rispetto alla sensazione di esser disconnessi.. credo che sia proprio questo il punto! La vita che ci raccontano esser normale ci porta a disconnetterci da noi stessi, dagli altri e dal pianeta!
    Per me, quando me ne sono resa conto, è stato di consolazione accorgermi di non essere la sola a provare questa sensazione!
    Consolazione un po' "magra" ma da forza!
    Un abbraccio forte!

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  3. ma... chi corre a 200 kmh verso un muro non lo sò. io ho smesso di correre. A proposito di velocità leggevo di una associazione, la Long Now Foundation il cui scopo consiste nel promuovere il senso di responsabilità attraverso la generazione di pensieri a lungo termine. Elemento centrale di questa nuova idea è la costruzione del computer più lento del mondo, un orologio con processore meccanico a 32 bit, segnerà l'ora esatta per diecimila anni, senza necessità di alimentazione e assistenza. Clock of the long now (orologio dell'eterno presente) suonerà ogni mille anni. il prototipo funzionante si trova a Londra nel museo della scienza.
    I creatori Stewart Brand e Danny Hillis credono che intervalli di attenzione brevi implichino che le decisioni vengano prese in tempi brevi; risultati veloci richiedono pensieri veloci, che restituiscono e modellano un immagine falsata e distorta del futuro.

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  4. Antonio, il tuo cognome mi spinge a fare una riflessione che segue il corso della tua.
    Sai qual'è il segno del fatto che andiamo troppo di fretta, viviamo nell'immediato e non pensiamo più per il lungo/lunghissimo temine?
    Non si piantano più gli ulivi.
    L'ulivo è una pianta che da compiutamente i propri frutti dopo almeno 2 generazioni...chi ci ha preceduto li ha piantati affinché oggi noi ne possiamo godere, ma oggi in pochissimi pensano a chi verrà dopo di noi. Anche questo è qualcosa su cui riflettere.

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  5. anche io è un po' che ho scelto di rallentare..
    più che scelto, ad essere onesta fino in fondo, è il mio corpo che me lo ha imposto ma ne sono felice a distanza di qualche mese!
    credo davvero che il modo che abbiamo preso di ragionare per pensieri veloci e risultati veloci non porti risultati positivi, né per noi né tanto meno per chi o cosa ci circonda!
    e condivido il bisogno di riflettere su dove ci porterà l'aver perso la capacità non solo di pensare ma di assumere impegni, azioni, responsabilità che coinvolgano un orizzonte lungo o lunghissimo!
    per cui per cominciare grazie ad entrambi per aver allargato e allungato l'orizzonte della mia riflessione!

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